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Marco Luzi, La bella notte d'amore di uno d'Hoffmann, 2024
olio su tela, 30 x 30 cm
olio su tela, 30 x 30 cm
Marco Luzi nasce il 24 novembre 1970 a Civitanova Marche. Si diploma al Liceo Artistico Statale di Porto San Giorgio. Vive e lavora a Roma e Civitanova Marche. La ricerca di Marco Luzi si concentra sul concetto di un "punto in equilibrio", il perno flebile che costruisce per reggersi in uno stallo di artificiosa sicurezza, o salvezza, nel tentativo di liberarsi da sé stesso. Il suo pellegrinaggio è intimo e si svolge all’interno del suo "metro cubo" mentale. Questo "metro cubo" rappresenta lo spazio ristretto e claustrofobico in cui vive l'uomo moderno, bloccato in una catena di abitudini e paure, quasi fosse una "vacca da pascolo" nella sua tristezza. Luzi viaggia "senza mai viaggiare", indagando negli incubi che si traducono in pittura in grandi corpi rosastri e autoreferenziali, spesso autoritratti. I personaggi, "squartati e riattati", restano confinati nel loro "recinto della sopravvivenza", la gabbia di crescita che funge da "mattatoio ideale dei suoi delitti imperfetti". I primi corpi, ingabbiati nella tuta da lavoro (Autoreferenziale, Offesa difesa), sono immobili, mentre i nudi (Polaroid, Potere frustrato) dondolano precari (Tedio). Gli ultimi lavori (Vado là) delineano il debutto di un moto volontario, un tentativo di rotta da aprire. La pittura diventa la "sosta", il dimenticatoio in cui riporre i dolori e la "nera folgore" (la follia del pellegrino), stabilendo il confine di una diversa impresa. L’artista semina una precaria veridicità nel suo realismo, denudandosi e denunciando uno stato psicologico opprimente. La speranza latente è quella dei folli che perseguono la fiducia nella felicità. Luzi si dona all’opera d’arte perché funga da riscatto. Egli tenta l’approdo a un nuovo mondo, uno spazio nel quale muoversi per prendere coscienza del proprio essere, nella pretesa di salvarsi e di offrire uno spiraglio di salvezza anche a chi è destinato al "macello".
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